“Là della terra nera e del Tartaro oscuro,
del mare infecondo e del cielo stellato,
di seguito, di tutti vi sono le scaturigini e i confini,
luoghi penosi e oscuri che anche gli Dèi hanno in odio,
voragine enorme; né tutto un anno abbastanza sarebbe
per giungere al fondo per chi passasse le porte,
ma quà e là lo porterebbe tempesta sopra tempesta
crudele; tremendo anche per gli Déi immortali
è tale prodigio. E di Notte scura la casa terribile
s’innalza, da nuvole livide avvolta.
Di fronte ad essa il figlio di Iapeto tiene il cielo ampio
reggendo con la testa e con infaticabili braccia,
saldo, là dove Notte e Giorno venendo vicinisi salutano passando alterni il gran limitare
di bronzo, l’uno per scendere dentro, l’altro attraverso la porta
esce, né mai entrambi ad un tempo la casa dentro trattiene,
ma sempre l’uno fuori della casa
la terra percorre e l’altro dentro la casa
aspetta l’ora del suo viaggio fin che essa venga;
l’uno tenendo per i terrestri la luce che molto vede,
l’altra ha Sonno fra le sue mani, fratello di Morte,
la Notte funesta, coperta di nube caliginosa.
Là hanno dimora i figli di Notte scura,
Sonno e Morte, terribili Dèi; né mai loro
Sole splendente guarda con i raggi,
sia che il cielo ascenda o il cielo discenda.
Di essi l’uno la terra e l’ampio dorso del mare
tranquillo percorre e dolce per gli uomini,
dell’altra ferreo è il cuore e di bronzo l’animo,
spietata nel petto; e tiene per sempre colui che lei prende
degli uomini, nemica anche agli Dèi immortali."
(Esiodo, Teogonia)